Ben 195 paesi hanno accettato un accordo sul clima alla conferenza COP21. Tutti assieme essi tenteranno di limitare l’aumento della temperatura globale a un livello “ben al di sotto” di 2°C, anche se su base volontaria piuttosto che sotto la pressione di obbiettivi vincolanti.
Due settimane di intense trattative non sono riuscire a superare del tutto gli ostacoli politici ed economici che hanno intralciato i negoziati sul clima per oltre 15 anni. Un accordo è stato raggiunto, ma il suo reale significato è oggetto di interpretazione.
Da un certo punto di vista, riuscire a far concordare 195 paesi sul principio di rallentare il riscaldamento globale è certamente un grande successo. Ma si è dovuto aspettare fino alla fine della conferenza per avere finalmente una convergenza di opinioni, e i precedenti tentativi avevano mostrato che non era da escludere la possibilità che i partecipanti ritornassero a casa a mani vuote.
D’altra parte è difficile non mettere in discussione il valore di un accordo senza obbiettivi vincolanti, in particolare quando, prima dell’inizio dei negoziati COP21, tali obbiettivi erano stati presentati come la condizione sine qua non per affrontare il cambiamento climatico.
Alcuni scienziati ritengono che non ci sono provvedimenti, solo promesse. Fino a quando i combustibili fossili continueranno a sembrare i combustibili più economici là fuori, essi continueranno ad essere bruciati.
Altri scienziati si sono spinti fino ad affermare che “Per i poveri nel mondo, in particolare nell’emisfero meridionale, l’attuale testo è a metà strada tra pericoloso e letale.”
Ma questa visione non è condivisa da tutti. Altri hanno detto che l’inserimento dell’obbiettivo di 1,5 gradi Celsius nell’accordo è stata una vittoria sorprendente per il pianeta.
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