Il modello di supercomputer è alimentato da adenosina trifosfato (ATP), la sostanza che fornisce energia a tutte le cellule del corpo umano. Il modello è in grado di elaborare informazioni in maniera estremamente veloce e precisa usando reti parallele, nello stesso modo in cui i supercomputer elettronici sono in grado di elaborare informazioni.
Il bio-supercomputer sviluppato dal team del progetto però è molto più piccolo e più efficiente dal punto di vista energetico rispetto all’attuale generazione di supercomputer elettronici, ha infatti le dimensioni di un normale libro.
Il modello di supercomputer è stato creato associando modellazione geometrica e competenze di ingegneria su nano-scala. È il primo passo verso la dimostrazione che un supercomputer biologico potrebbe realmente funzionare in pratica.
Il circuito creato dai ricercatori è grande circa 1,5 cm quadrati e invece di avere elettroni azionati da una carica elettrica, come succede nei microchip tradizionali, corte strisce di proteine (chiamate “agenti biologici” dall’equipe del progetto) viaggiano nel circuito in modo controllato. Tali movimenti sono alimentati da ATP, una sostanza biochimica che permette il trasferimento interno di energia tra le cellule.
I tradizionali supercomputer usano una grande quantità di elettricità e in questo modo si riscaldano a temperature così alte che devono essere fisicamente raffreddati per funzionare in modo efficace. Per fare ciò, molti supercomputer spesso hanno bisogno di un proprio impianto elettrico dedicato.
Al contrario, poiché è azionato da agenti biologici, il bio-supercomputer non si riscalda quasi per niente e di conseguenza è molto più sostenibile ed economicamente conveniente. Quando la tecnologia sarà sviluppata nei prossimi anni e si prenderanno in considerazione vie per una commercializzazione su più ampia scala, questo potrebbe essere uno dei principali argomenti a suo favore.
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