L’obiettivo è raggiungere un’autosufficienza energetica, a livello nazionale, pari a circa un terzo.
Un Decreto Ministeriale ha introdotto lo scorso anno dei nuovi regimi di incentivazione per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico.
Si tratta del D.M. 6 luglio 2012, avente ad oggetto l’attuazione dell’art. 24 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi dai solari, in Gazzetta Ufficiale Suppl. Ordinario n. 143 del 10 luglio 2012,
Il nuovo obiettivo di produzione di energia elettrica da fonti primarie rinnovabili è stato fissato nel 32-35% dei consumi energetici totali del Paese al 2020. Il nuovo costo indicativo cumulato annuo per tutti i regimi di incentivazione delle rinnovabili, esclusi i conti energia per il fotovoltaico, è di 5,8 miliardi di euro l’anno.
Il D.M. mira a un mix che privilegi le fonti che rispondono meglio agli obiettivi di minor costo unitario, maggiori ricadute sulla filiera economica italiana e minor impatto ambientale e sulle reti elettriche. In questo ambito, una specifica priorità viene data ai termovalorizzatori dei rifiuti in relazione alla frazione biodegradabile degli stessi.
La soglia di gara è 5 MW, salvo che per l’idroelettrico per cui è 10 MW e il geotermico per cui è 20 MW.
Possono accedere alla gara le seguenti categorie di impianti: impianti nuovi, impianti integralmente ricostruiti, impianti riattivati con potenza non eccedente la soglia di gara; impianti ibridi con potenza non eccedente la soglia di gara; impianti oggetto di rifacimento totale o parziale (con taluni limiti); impianti ripotenziati in cui l’incremento di potenza non è superiore alla soglia di gara.