Processi di pirolisi, idrogenazione o dissoluzione termica convertono la materia organica all’interno della roccia (cherogene) in petrolio e gas sintetico. Il petrolio risultante può essere usato immediatamente come combustibile o arricchito per soddisfare le specifiche delle materie prime delle raffinerie aggiungendo idrogeno ed eliminando le impurezze come zolfo e azoto. I prodotti raffinati possono essere usati per gli stessi scopi di quelli derivati dal petrolio greggio.
I maggiori produttori globali di olio di scisto hanno pubblicato le loro rese per le loro attività commerciali. Il Fushun Mining Group riporta di produrre 300.000 tonnellate all’anno di olio scisto da 6,6 milioni di tonnellate di scisto, una resa del 4.5% in peso. La VKG Oil asserisce di produrre 250.000 tonnellate di olio all’anno da 2 milioni tonnellate di scisto, una resa del 13%. La Petrobras produce nel suo impianto di Petrosix 550 tonnellate di olio al giorno da 6.200 tonnellate di scisto, una resa del 9%.
Le riserve globali di olio di scisto tecnicamente recuperabili sono state recentemente stimate da circa 2,8 a 3,3 trilioni di barili, con le maggiori riserve negli Stati Uniti, che si pensa abbiano 1,5–2,6 trilioni di barili. Anche l’Italia avrebbe riserve considerevoli stimate in 73 miliardi di barili di petrolio da scisto nel bacino tripolitico di scisti bituminosi in Sicilia. I principali produttori sono Estonia, Brasile e Cina.
Lo sfruttamento del petrolio (e del gas) di scisto ha aperto considerevoli possibilità riguardo alla dimensione delle riserve disponibili, consentendo agli Stati Uniti di raggiungere l’obiettivo d’indipendenza energetica, benché ad un prezzo enorme e non ancora pienamente valutato, nel campo dell’ambiente. Questo ha portato il 30 dicembre 2014 alla liberalizzazione della legislazione americana riguardo all’esportazione dei prodotti petroliferi. Lo sviluppo del petrolio e di gas di scisto spiega in buona parte la crescita americana dal 2011, poiché lo sfruttamento delle riserve ha dato una vera spinta all’industria, ma il costo ambientale ha del resto spinto diversi Stati ad introdurre norme sempre più rigide.
Maggiori informazioni: http://www.heatexchanging.it