Le trasformazioni da energia a idrogeno e viceversa sono costose e tecnologicamente complesse. Gli idrocarburi sono spesso immagazzinati nel punto di utilizzo, sia come liquido nei serbatoi di benzina, gasolio e GPL nelle automobili oppure nei serbatoi a propano compresso. L’idrogeno invece risulta molto costoso da stoccare e/o trasportare con le attuali tecnologie. L’idrogeno presenta una elevata densità di energia per unità di massa, ma scarsa densità energetica per volume rispetto agli idrocarburi, richiedendo serbatoi più grandi per il suo deposito. Tali serbatoi per l’idrogeno sono quindi più pesanti rispetto a quelli degli idrocarburi a parità di contenuto energetico. Aumentando la pressione del gas si migliorerebbe la densità di energia per unità di volume, ottenendo contenitori meno ingombranti, ma non più leggeri. Comprimere un gas richiede energia per alimentare il compressore: una compressione più elevata implica una maggiore perdita di energia durante il processo di compressione.
In alternativa si potrebbe usare idrogeno liquido o neve di idrogeno a più alta densità volumetrica di energia. Tuttavia, l’idrogeno liquido richiede un immagazzinamento criogenico e bolle a circa 20,268 K. Quindi la sua liquefazione impone una grande perdita di energia poiché è richiesta energia per raffreddarlo fino a quelle temperature. I serbatoi devono poi essere ben isolati per evitare l’ebollizione e l’isolante per l’idrogeno liquido è solitamente costoso e delicato. Assumendo tutto questo risolvibile, rimane il problema della densità. L’idrogeno liquido ha infatti una densità energetica specifica circa 4 volte peggiore rispetto agli idrocarburi come la benzina.
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