Questa scoperta è il completamento di decenni passati a effettuare ricerche e 25 anni dedicati a perfezionare una serie di strumenti, chiamati interferometri, talmente sensibili da essere in grado di rilevare un cambiamento pari allo spessore di un capello umano nella distanza tra il sistema solare e la stella più vicina che dista 4 anni luce.
Rilevato dai sofisticati interferometri della collaborazione LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) negli Stati Uniti, e più precisamente negli stati di Washington e della Louisiana, il fenomeno che ha creato le onde è stata la collisione di due buchi neri.
I due buchi neri si trovano a una distanza di circa 1,3 miliardi di anni luce e possiedono masse pari rispettivamente a 29 e 36 volte quella del Sole. I segnali raccolti da LIGO indicano in che modo si è verificata la collisione. All’inizio del segnale, avevano iniziato a ruotare uno attorno all’altro 30 volte al secondo. Entro la fine del breve intervallo di dati pari a 20 millisecondi, avevano accelerato fino a 250 volte al secondo, prima della collisione finale e della violenta fusione.
La collisione dei due buchi neri ha portato a una violenta tempesta nel tessuto spazio-temporale, una perturbazione che ha alternato accelerazioni e rallentamenti, causando la curvatura fisica dello spazio.
Gli astronomi dovrebbero essere in grado di “guardare” molto più in profondità nell’universo e, di conseguenza, a ritroso nel tempo, riuscendo potenzialmente persino a percepire alla fine il momento preciso del Big Bang.