Secondo il CIA World Factbook, nel mondo viene utilizzata ogni anno un’energia elettrica superiore a 17.000 TWh. Di questa, circa il 27% è assorbito dall’industria, che tuttavia ne spreca il 15% a causa di inefficienze degli impianti di produzione. Ne consegue che sarebbe possibile un risparmio di ben 700 TWh semplicemente eliminando gli sprechi e ottimizzando gli impianti esistenti.
Da parte sua, l’Amministrazione per l’Informazione sull’Energia (EIA) statunitense prevede un incremento dei consumi energetici mondiali nel settore produttivo del 44 per cento dal 2006 al 2030. Il semplice volume delle opportunità non sfruttate è enorme. Secondo il recente rapporto di McKinsey & Company ‘Unlocking Energy Efficiency in the U.S. Economy (Sbloccare l’efficienza energetica nell’economia americana)’, “Il settore industriale offre 3.650 trilioni di BTU per l’utilizzo finale in termini di potenziale di efficienza energetica, equivalenti al 18 per cento dei consumi energetici previsti nel 2020.” Vale a dire: ridurre gli sprechi equivarrebbe a trovare nuovi, importanti giacimenti di petrolio,
Oggi, quindi, l’efficienza energetica è un fattore strategico per ogni azienda, che deve affrontare costi sempre più elevati e normative di riduzione delle emissioni di CO2. E il risparmio energetico è diventato un obiettivo primario anche per i settori industriali (manifatturiero e di processo) non particolarmente energivori. Riuscire a mantenere alta la produttività e, nello stesso tempo, agire responsabilmente nei confronti dell’ambiente diventa un fattore utile anche per il miglioramento della competitività. In un contesto simile, un ruolo fondamentale può essere svolto dall’automazione.